Nel mese di dicembre si è conclusa la prima fase del progetto Youth 4 love 2 caratterizzata da un’indagine qualitativa dei bisogni e delle esperienze vissute da ragazze e ragazzi, docenti e genitori in merito alla violenza tra pari e di genere. Anche in questa seconda edizione, studentesse e studenti hanno reagito prontamente con una grande voglia di partecipare ma, soprattutto, di raccontare le loro storie. Se è vero, come raccontato dalle docenti e dai docenti, che queste ragazze e questi ragazzi hanno un’enorme rabbia repressa, è anche vero che le stesse e gli stessi hanno un’altrettanta sconfinata voglia di ‘guarire’ da quelli che sono stati i loro traumi passati mettendosi in gioco per costruire un futuro migliore.
In Italia, i focus group hanno coinvolto 56 student*, 32 docenti e 22 genitori di 2 Istituti professionali di Milano e 1 di Roma.
In linea con la prima edizione del progetto, ragazzi e ragazze fanno esperienza di molteplici forme di violenza, a scuola e nelle loro vite. In tutte le scuole gli episodi di violenza fisica e verbale superano nettamente quelli del cyberbullismo che, appare un fenomeno piuttosto marginale nei loro racconti. I motivi scatenanti sono spesso futili e quasi sempre legati a dissidi amorosi e gelosie, ovvero alla presunta presenza di altre ragazze/altri ragazzi nelle relazioni di coppia.
Questi episodi sono avvenuti anche durante la pandemia Covid-19 e, spesso, le risse sono state l’occasione di ritrovo e di sfogo della propria rabbia (repressa). Il dover sfogare o il sentire l’esigenza di dover sfogare la propria rabbia sembra essere un punto molto importante nei racconti delle ragazze e dei ragazzi. Rabbia che nasce da situazioni familiari complesse o molto complesse, soprattutto nelle due scuole di Milano, dove diverse studentesse e diversi studenti dicono di aver avuto o di aver ancora a che fare con i servizi sociali.
Rispetto ai ragazzi, le ragazze hanno riportato con più frequenza di essere state pesantemente prese in giro per il proprio aspetto fisico, quasi sempre declinato con l’avere un peso eccessivo, l’essere sovrappeso. Inoltre, in tutte le scuole e in entrambe le città, raccontano di essere vittime quotidiane di episodi di cat-calling (o molestie di strada): da fischi e urla (a distanza) mentre passeggiano da sole o con altre amiche fino a vere e proprie violenze sessuali. Appare importante sottolineare come queste ragazze siano pienamente coscienti, in un certo senso, del fatto di poter essere molestate in pubblico, in qualsiasi momento, per il solo fatto di essere donne!
Sugli strumenti a disposizione, la maggior parte delle studentesse e degli studenti dice di non aver mai partecipato a corsi dedicati alla prevenzione e gestione della violenza di genere o fra pari. Solo pochi di loro ricordano alcune iniziative ma le definiscono tutte inutili, e non hanno conservato alcun ricordo degli argomenti; inoltre, l’esperienza di apprendimento è stata frontale senza coinvolgimento, non ricordano neppure qualche tipo di interazione.
In generale, le studentesse e gli studenti intervistati hanno poca fiducia nella scuola come Istituzione in grado di rispondere alle loro esigenze. Questo dato è costante in tutte e tre le scuole. Al contempo, però, è importante sottolineare come sia le studentesse che gli studenti cerchino nei propri docenti delle persone con le quali confidarsi e chiedere aiuto e/o consiglio. Nonostante la scuola in sé abbia un certo valore negativo, le/i insegnanti possono invece fare la differenza!